Gran Varietà del Nulla
Il 9 maggio del 2018, in occasione dei quarant'anni dalla scomparsa di Aldo Moro, andò in scena al Teatro Rossini di Pesaro uno spettacolo realizzato da ABA Urbino scritto da me, Francesco Calcagnini (con cui curammo anche l'allestimento) e Rossano Baronciani. Il testo che segue fu il mio contributo per il programma di sala.
Le BR... Sono state le BR... No, le BR no. Non avevano i mezzi, l’addestramento... gli americani piuttosto... i servizi segreti... Sono stati i russi, gli israeliani... Andreotti, Kissinger, Cossiga... È stata la Mafia... il Vaticano... Pover’uomo... È Stato, ad libitum.
Di anni ne son passati quaranta e le parole di cui si compone lo gnommero di quel brutto affare che fu l’assassinio di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta non smettono di torcersi tra il luogo comune e il non luogo a procedere. Popolano un infinito numero di pagine redatte da radio, stampa, televisione, ciclostili parrocchiali e proletari, vignettisti satirici, medium spiritisti, commissioni parlamentari, rapporti riservati, nette smentite e doverose rettifiche: il copione colossale di una delle più formidabili (nell’etimo: assai temibile, spaventosa) rappresentazioni di Stato mai allestite in Italia. Quarant’anni e di sicuro sappiamo solo i nomi dei morti.
Tutto il resto è un immenso flusso di immagini, parole e suoni che inscena lo spettacolo sociale della contemporaneità: la realtà sorge dallo spettacolo e solo lo spettacolo è il reale. Viso emaciato, camicia aperta, corpo raggomitolato non sono piùù immagini di un dirigente democristiano favorevole al compromesso storico e al patto segreto tra Italia e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, rapito e ucciso da compagni che sbagliano. Glorificate nello Spettacolo di Stato diventano icone del sacrificio. Agnello di Stato o capro espiatorio, i peccati del mondo restano dove sono. Nel mondo falsamente rovesciato, il vero non è altro che un momento del falso. La catarsi che dovrebbe compiere il tragico finisce con l’inzaccherarsi nella farsa di chi vuol procedere per Gradoli. Una commedia degli equivoci all’antica italiana, gran sarabanda d’esecutori, trame e mandanti.
Una ridda di voci separate dai corpi d’una pantomima...
pantomima (pop. pantomina) s. f. [dal fr. pantomime (s. f.), diversificatosi nel genere da pantomime (s. m.) pantomimo, che dal lat. pantomimus]. -1. Rappresentazione scenica muta (...) 2. In senso fig., (...) esibizione falsa, teatrale, con la quale si vuole convincere, impietosire o commuovere, simulando una situazione non vera o sentimenti non provati: smettila con questa p., la tua è tutta una finzione!
- Vocabolario Treccani
La Storia è Spettacolo della Storia. Lo Stato è Spettacolo di Stato. Lo Spettacolo intrattiene, informa, interpreta, rappresenta, governa e culla. Per chi fatica a prender sonno rimane un luogo dove non s’intrattiene, non s’informa, non s’interpreta, non si rappresenta e non si governa: il Teatro (che per fortuna, allo Stato interessa pochissimo).
A quarant’anni dalla morte di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta, la Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Urbino elabora la propria inquietudine sul gran varietà che si sovrappone all’inconoscibile realtà di questa tragedia.
- Il testo completo dello spettacolo è scaricabile da qui.
- Il programma completo della serata è scaricabile da qui.
- Qualche foto di scena è disponibile qui.